Abbiamo intervistato la Dottoressa Sandra Barberini , Psicologa e Psicoterapeuta. La Dottoressa essendo molto esperta dellβargomento βviolenza sulle donneβ ha deciso di rispondere a qualche nostra domanda;
1.Quando si parla di violenza sulle donne, si parla solo di violenza fisica o ne esistono altri tipi?
La violenza fisica Γ¨ quella piΓΉ manifesta ma esistono molti altri tipi di violenze meno visibili ma non per questo meno pericolose.
Parliamo di violenza psicologica, sessuale, economica, stalking e violenza assistita dove cβΓ¨ un coinvolgimento di minori.
β’La violenza fisica Γ¨, come dicevo, quella piΓΉ evidente, definibile anche βsporcaβ perchΓ© lascia sul corpo della donna il marchio, il segno. Si va dall’aggressione fisica grave, che causa ferite che richiedono cure mediche piΓΉ o meno di emergenza, ad ogni contatto fisico che miri a spaventare e controllare la vittima.
β’ La violenza psicologica puΓ² manifestarsi da sola, ma Γ¨ sempre presente ed Γ¨ anche la prima ad apparire rispetto alle altre forme di violenza. Eβ la violenza βpulitaβ, invisibile agli occhi inesperti e spesso anche a quelli della vittima che finisce per guardarsi con gli occhi del partner violento. Comprende abusi psicologici come intimidazioni, umiliazioni pubbliche o private, continue svalutazioni, ricatti, controllo delle scelte individuali e delle relazioni sociali fino al completo isolamento, violenze contro gli animali domestici o verso oggetti personali di valore affettivo per la donna.
β’ Per quanto riguarda la violenza sessuale viene intesa come qualsiasi atto sessuale o tentativo contro una donna attraverso violenza fisica, uso di minacce, intimidazione o situazioni nelle quali la persona non Γ¨ in grado di dare il proprio consenso. Questo tipo di violenza Γ¨ attuata ed anche riconosciuta allβinterno della coppia coniugale.
β’ La violenza economica Γ¨ difficile da rilevare e spesso, soprattutto in fase iniziale, ne sono poco consapevoli anche le vittime. Comprende forme di controllo economico come il sottrarre o impedire l’accesso al denaro o ad altre risorse basilari, sabotare il lavoro della vittima, costringerla in una situazione di dipendenza e/o in privazione di mezzi economici per soddisfare i propri bisogni di sussistenza e quelli dei figli senza poter decidere autonomamente.
β’Lo stalking Γ¨ una forma di violenza riconosciuta successivamente e deriva dal termine βto stalkβ (fare la posta). In italiano viene anche definita βsindrome del molestatore assillanteβ.Eβ un tipo di violenza, riconosciuta in un secondo momento a livello normativo, che generalmente si manifesta quando la donna decide di interrompere la relazione.
Consiste in una serie di comportamenti anomali e fastidiosi, costituiti da comunicazioni intrusive (telefonate continue, SMS, e-mail, invio di fiori o regali, ecc.) e comportamenti volti a controllare la vittima (pedinamenti, appostamenti nei luoghi di vita della donna, minacce, ecc.).
Ti ho menzionato anche la violenza assistita e qui si aprirebbe un lungo capitolo in quanto riguarda il coinvolgimento dei bambini che possono fare direttamente o indirettamente esperienza di qualsiasi forma di maltrattamento su figure di riferimento o altre significative per il minore, inclusi animali domestici.
2. Da che cosa possono essere scatenati questi atti di violenza?
Non esiste una motivazione specifica e questo Γ¨ un fattore di difficile controllabilitΓ da parte delle donna perchΓ© imprevedibile. Qualsiasi pretesto, anche quello piΓΉ banale Γ¨ in grado di scatenare la violenza, giustificandola.
3. Le donne che sono vittime di violenza, perchΓ© non si accorgono di esserlo per un lungo periodo di tempo?
La difficoltΓ sta in parte dalla caratteristica della relazione violenta che rende difficile la consapevolezza; essa Γ¨ graduale e formata da stadi che si ripetono ciclicamente.
β’ In una prima fase il maltrattante agisce creando un clima di tensione e di isolamento sociale e delle relazioni parentali e amicali, che si realizza attraverso minacce, divieti, colpevolizzazioni e denigrazioni della donna, dei parenti e degli amici.
β’ La seconda fase Γ¨ di violenza psicologica e spesso anche economica che mina lβautostima, la visione di sΓ© e la capacitΓ di esercitare la propria libertΓ anche attraverso lβindipendenza economica. In questo clima si Γ¨ creato lβhumus ideale per avviare la terza fase, esercitare la violenza fisica, che dapprima puΓ² avvenire con uno schiaffo, uno spintone, uno strattonamento ecc.. Qua abbiamo raggiunto lβapice a seguito del quale il maltrattante chiede scusa , si giustifica, dichiara la propria colpa e lβintenzione di ripetere mai piΓΉ βla cosaβ.
β’Lβultima fase Γ¨ definita la βluna di mieleβ ed Γ¨ quasi un passaggio obbligato. Eβ il periodo in cui il compagno si comporta in modo affettuoso, fa regali, coccola, si dichiara innamorato, che Γ¨ lei e solo lei la donna della sua vita.
A causa di questa dinamica le donne credono che la persona cambierΓ , che Γ¨ stato un momento e sono stordite da questo illogico βvolta facciaβ.
Inoltre le donne spesso sviluppano un senso di vergogna e di colpa che le intrappola nella sensazione di essere sbagliate, inadeguate, legittimando il comportamento che il maltrattante attua e dal quale sono legate ed affettivamente dipendenti.
4. PerchΓ© spesso Γ¨ difficile chiedere aiuto?
Quando le donne si accorgono che hanno bisogno di aiuto sono paralizzate dalla loro situazione traumatica: gli esiti che il trauma PTSD (Disturbo da Stress Post Traumatico) genera sono generalmente composti da senso di confusione e congelamento emotivo. La paralisi emotiva, che puΓ² durare anni, impedisce di trovare soluzioni e di riallacciare altre relazioni o di confessare a qualcuno il dramma in corso e di prenderne coscienza. Esiste anche il timore di non essere credute, la percezione o meno di poter essere aiutate.
Spesso si convincono che Γ¨ troppo difficile e pericoloso spezzare il legame di violenza. Temendone le conseguenze, le ripercussioni e la possibilitΓ di uscirne specialmente quando sono presenti i figli e nel caso in cui manchi una indipendenza economica che possa provvedere al sostentamento ed alla protezione della donna stessa e dei suoi bambini.
5. Quali sono i canali a cui una donna puΓ² rivolgersi per chiedere aiuto?
Attualmente sono presenti dei servizi a livello nazionale e territoriale. Abbiamo il numero verde 1522 attivato nel 2006 dal Dipartimento per le Pari OpportunitΓ che dal 2009 offre unβazione di sostegno anche per le vittime di stalking oltre che di violenza. Eβ gratuito, attivo h24 ed accessibile dallβintero territorio nazionale sia tramite fisso che tramite mobile. I casi di violenza che rivestono carattere di emergenza vengono accolti con una specifica procedura tecnico-operativa condivisa con le Forze dellβOrdine.
Γ possibile rivolgersi anche direttamente al Pronto Soccorso degli ospedali, perchΓ© dal 2015 Γ¨ attivo il βCodice Rosaβ ovvero il protocollo da seguire in caso di violenza sulle donne. Γ importante dire che, se prima la denuncia presso i servizi pubblici partiva automaticamente, oggi, se non cβΓ¨ un rischio minori, Γ¨ la donna che deve prendere questa decisione.
Personalmente ho avuto esperienza e prestato la mia professionalitΓ presso il Centro Antiviolenza della mia zona. I Centri Antiviolenza offrono una serie di servizi gratuiti ed alcuni di questi sono dotati di case rifugio, ossia strutture di accoglienza segrete e protette dove, in alcuni casi Γ¨ possibile fornire alloggio alle donne ed ai loro bambini.
Il canale attraverso il quale Γ¨ possibile mettersi in contatto Γ¨ la Rete D.i.Re. http://www.direcontrolaviolenza.it che coinvolge piΓΉ di 80 Centri Antiviolenza su tutto il territorio.
Altra realtΓ importante sono le Associazioni (io stessa ne faccio parte) allβinterno delle quali operano professionisti del settore in grado di prendere in carico la donna a 360Β°.
6. QualβΓ¨ lβapproccio di uno psicologo e/o psicoterapeuta verso queste situazioni?
Le donne vittime di violenza hanno la necessitΓ di intraprendere un percorso psicoterapeutico spesso difficile e faticoso ma obbligato per poter uscire da questa dolorosa situazione.
Gli obiettivi saranno innanzitutto prendere consapevolezza di ciΓ² che sta succedendo, di essere stata vittima di violenza e/o maltrattamenti. Andare ad indagare, attraverso anche la storia di vita, quali sono i meccanismi e le dinamiche che sottendono a questa realtΓ , sviluppando anche un senso di responsabilitΓ .
Il lavoro si basa spesso su un recupero della propria autostima, del senso di autoefficacia e dello sviluppo dellβempowerment, andando ad attivare risorse psicologiche e pratiche di vita. Attraverso la psicoterapia si cerca di attuare una ristrutturazione completa della personalitΓ , con un lavoro di riappropriazione dellβimmagine di sΓ©, del proprio corpo, della propria femminilitΓ e la capacitΓ e ruolo genitoriale.
Per questβultimo aspetto Γ¨ fondamentale il lavoro anche con i figli, spesso vittime di violenza assistita, per il superamento del trauma e per la gestione del rapporto con i genitori.
7. Hai consigli da fornirci?
Γ importante stare molto attenti ai primi segnali. Non cercando di idealizzare la situazione e la persona rimanendo attaccate a tutti i costi in relazioni disfunzionali , spiacevoli e violente. Spesso fa piΓΉ male tenere che lasciar andare. Γ necessario affidarsi a professionisti formati che possono accompagnare la donna in tutte le fasi del percorso di uscita dalla violenza.
Un libro molto carino che consiglio di leggere Γ¨: βLa principessa che credeva nelle favole. Come liberarsi dal proprio principe azzurroβ. Marcia Grad Powers.
Concludo con una frase a me cara che cito spesso alle donne che vengono in terapia:
βInnamoratissima di te, della vita e dopo di chi vuoiβ. Frida Kahlo.
Ringraziamo ancora la Dottoressa Sandra Barberini, per averci dato la possibilitΓ di parlare di un argomento toccante ma allo stesso tempo molto importante e soprattutto non da sottovalutare.
Per maggiori informazioni
333.4994161 sandrabarberini6016@gmail.com
Sito Web ππ» https://centromedicoyou.wixsite.com/studimediciyou/i-nostri-medici-1
S.V.